Con l'anno nuovo ritorna anche il nostro blog, fermatosi per una lunga pausa autunnale.
Ovviamente, come primo tema, non potevamo che affrontare quello che, nel campo immobiliare, è il tema più scottante di questi primi giorni di gennaio.
Nessuna proroga nel 2024 per il superbonus e piano di aiuti introdotto dal dl 212/2023, il cosiddetto decreto “Salva Spese”.
Quindi, se da un lato, è chiara la volontà del governo di non proseguire con l'agevolazione del Superbonus, dall'altro è altrettanto evidente la consapevolezza di dover venire incontro alle famiglie e alle imprese.
Da qui il decreto Salva Spese che mira a salvaguardare i beneficiari e favorire l’avanzamento dei cantieri. I lavori terminati 31 dicembre 2023, infatti, godranno dell’agevolazione, mentre per quelli da completare nel 2024 saranno confermate le percentuali previste dalla legislazione vigente.
A seguire i 3 punti principali (estratti dalla GU Serie Generale n.302 del 29-12-2023
Art. 1 Disposizioni in materia di bonus nel settore dell'edilizia
1. Le detrazioni spettanti per gli interventi di cui all'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, per le quali e' stata esercitata l'opzione di cui all'articolo 121, comma 1, del medesimo decreto-legge n. 34 del 2020, sulla base di stati di avanzamento dei lavori effettuati ai sensi del comma 1-bis del medesimo articolo 121 fino al 31 dicembre 2023, non sono oggetto di recupero in caso di mancata ultimazione dell'intervento stesso, ancorche' tale circostanza comporti il mancato soddisfacimento del requisito del miglioramento di due classi energetiche previsto dal comma 3 del medesimo articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020. Resta ferma l'applicazione dell'articolo 121, commi 4, 5 e 6, dello stesso decreto-legge n. 34 del 2020, nel caso sia accertata la mancata sussistenza, anche parziale, degli altri requisiti che danno diritto alla detrazione d'imposta.
2. A valere sulle risorse di cui all'articolo 9, comma 3, del decreto-legge 18 novembre 2022, n. 176, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 gennaio 2023, n. 6, e' autorizzata la corresponsione di un contributo in favore dei soggetti di cui al comma 1 con un reddito di riferimento non superiore a 15.000 euro, determinato ai sensi dell'articolo 119, comma 8-bis.1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, per le spese sostenute dal 1° gennaio 2024 al 31 ottobre 2024 in relazione agli interventi di cui al comma 8-bis, primo periodo, del citato articolo 119, che entro la data del 31 dicembre 2023 abbiano raggiunto uno stato di avanzamento dei lavori non inferiore al 60 per cento. Il contributo di cui al presente comma e' erogato, nei limiti delle risorse disponibili, dall'Agenzia delle entrate, secondo criteri e modalita' determinati con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze da adottarsi entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto. Il contributo di cui al presente comma non concorre alla formazione della base imponibile delle imposte sui redditi.
3. Alla compensazione degli effetti finanziari in termini di fabbisogno e di indebitamento netto, derivanti dal comma 2, pari a euro 16.441.000 per l'anno 2024, si provvede mediante corrispondente riduzione del fondo per la compensazione degli effetti finanziari non previsti a legislazione vigente conseguenti all'attualizzazione di contributi pluriennali, di cui all'articolo 6, comma 2, del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 2008, n. 189.
Ed è questa la misura inserita dal decreto per evitare la possibilità di contenziosi tra le famiglie e le imprese per i cantieri ancora in corso. Possibilità che sembra essere certa di fronte al fatto che molti sono i cantieri non ancora terminati, che l'agevolazione scende al 70%, e che le famiglie in ritardo dovranno sobbarcarsi un maggiore costo per terminare i lavori.
Problematica non indifferente se si tiene in considerazione il fatto che, prendendo in mano i dati di Enea-Mase, si evince che a fronte di circa 10 miliardi di euro di lavori da terminare nei condomini, si stima in 40mila il numero di cantieri condominiali incompiuti, per un totale di circa 350mila famiglie coinvolte.
Dati che sono al vaglio anche di Confedilizia, che come associazione di categoria, chiede a gran voce un Sal aggiuntivo, il tutto in un'ottica di salvaguardia sia delle famiglie ancora interessate, sia delle imprese e sia dello sforzo compiuto dal Governo negli anni precedenti per incentivare l'efficientamento del patrimonio edilizio esistente.
Per tutti questi motivi e viste anche le pressioni esercitate dalle varie associazioni ed enti, il decreto in oggetto, potrebbe subire alcune modifiche. L’approdo in Aula alla Camera è previsto per il prossimo 29 gennaio. Non ci rimane che attendere le novità sul caso.